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Interviste

L’incredibile viaggio di Clotaire verso l’economia sociale e solidale: dalla marginalità alla trasformazione sociale

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Ciao a tutti. Da questa settimana conosceremo più da vicino e meglio l’esperienza multisettoriale e diversificata di uno dei nostri Project Designer Senior: Clotaire Ntienou.

Clotaire ha una storia fantastica, da vero cittadino del mondo e, soprattutto da membro ispiratore di una comunità che deve fare dell’economia sociale e solidale il suo punto di forza per garantire alle generazioni future un mondo più equo e solidale. 

Sarà un percorso lungo con tante domande e tante risposte che, riveleranno la grande esperienza personale e professionale Clotaire trasporta nei suoi e nostri progetti. 

Inizieremo questa lunga intervista chiedendogli del percorso che lo ha portato a diventare un esperto di economia sociale e solidale e di come la sua infanzia in un villaggio remoto del Camerun abbia influenzato la sua visione della vita. Ogni settimana pubblicheremo una domanda a Clotaire, non perdete la possibilità di farvi ispirare da una storia che non può fare altro che riflettervi e migliorarci.

Ciao Clotaire, finalmente possiamo mettere nero su bianco la tua fantastica storia e la tua esperienza. Ma partiamo per grandi, ci racconti un po’ del tuo percorso personale e professionale che ti ha portato a diventare un esperto nell’economia sociale e solidale? 

Ciao a tutti, grazie per l’opportunità che mi date di condividere la mia storia dalla quale, spero, si possa imparare qualcosa, o almeno, esserne ispirati. 

Innanzitutto, non direi di essere un esperto in SSE, perché quando si entra nel mondo del sociale, si impara e si approfondisce ogni giorno. 

Come sapete, i problemi sorgono quotidianamente e le soluzioni devono essere sempre innovative e creative affinché funzionino. 

Quindi, non è così semplice trovarne, ma l’importante è prepararsi a farlo. Il mio percorso di ricerca e preparazione all’individuazione di soluzioni per problemi comuni è iniziato sin dall’infanzia, essendo nato a Bangoua (un villaggio sperduto del Camerun) nella regione più emarginata e più piccola del paese. 

Fin da bambino, ho cercato di imparare dalle sfide quotidiane e crescendo ho visto i miei genitori e, in particolare, mia madre lottare per aiutarci a vivere meglio e diventare persone che potessero dare un contributo alla società

Lei lo faceva sfruttando piccole reti solidali (le chiamiamo “reunion” in Camerun) per raccogliere denaro in comune all’interno della comunità e poterlo utilizzare quando se ne aveva bisogno, ad esempio per pagare le tasse scolastiche o comprare scarpe, vestiti e cibo… in Italia le chiamereste comunità di acquisto solidale.

Questa è stata la mia iniziazione inconsapevole all’SSE. 

Ho capito questo quasi 30 anni dopo quando ho iniziato a lavorare sulla mia vera Mission, cioè quella di: fornire alla mia comunità un’educazione non formale che la coinvolgesse alla riflessione su diversi settori. All’inizio, però, le persone mi chiedevano: perché non ti concentri su un solo settore come gli altri e ti sbrighi? 

Purtroppo, però, i miei interessi erano talmente tanti e la mia voglia di contribuire al benessere comune tanto alto che non potevo fermarmi ad approfondire un solo settore, o coltivare un solo interesse, le soluzioni che avrei potuto fornire sarebbero state settoriali e non lo volevo. A causa di questo, la mia esperienza personale, specie in gioventù è stata molto combattuta tra alti e bassi professionali e personali. La difficile situazione economica della mia famiglia, da bambino non mi ha permesso di studiare come volessi. Quindi, sono passato dal sognare di essere un militare o un poliziotto nei miei primi 10 anni di vita al pensare di diventare medico quando ho finito il liceo. 

Poi, per qualche ragione, dopo aver ottenuto il diploma, come spesso succede in diverse famiglie, anche in Italia, la mia famiglia mi spinse a scegliere la facoltà di chimica come indirizzo universitario. Pur appassionandomi come tema, però, dopo un anno e mezzo decisi di lasciare quella facoltà perché, non la sentivo mia. 

In quell’anno (2003-2004), però, per non stare fermo, frequentai un corso di informatica Hardware e mi specializzai sulla manutenzione PC e sull’installazione di reti IT. Il corso durò 12 mesi ed conseguii il titolo previsto con successo ma durante il corso, la cosa più importante, non fu che  imparai quanto previsto dal programma, ma frequentando le lezioni, ebbi l’opportunità di interrogarmi su diverse questioni della mia vita:

  • Quanti altri giovani della mia età affrontavano una situazione simile?
  • Se in soli 12 mesi sono riuscito ad accrescere le mie conoscenze e a iniziare a guadagnare denaro, perché gli altri giovani non potevano fare lo stesso? 
  • Come avrei potuto aiutare la mia società senza soldi?  

Da lì capii che avrei potuto rispondere a tutte queste domande, certo non in un giorno, ma solo se avessi interpretato tutto come un percorso in cui mi aumentavo le mie competenze formandomi e le mettevo a disposizione formare a mia volta più persone, capii il potere della Cultura e della Formazione.

Quindi, con molto coraggio, decisi  di creare la WebDev Foundation, che oggi è alla base di tutto ciò che faccio. 

Nel 2009 (30 anni), sentivo in bisogno di avere più competenze per interpretare meglio la società, e quindi sono tornato nelle aule universitarie, questa volta, però, per studiare sociologia con indirizzo Popolazioni e Sviluppo. 

La mia vita in quell’anno cambiò radicalmente. Studiavo e mentre approfondivo e cercavo di interpretare alcuni atteggiamenti della società moderna in Africa e in tutto il mondo, facevo alcuni lavori freelance e implementavo progetti educativi e sociali con l’organizzazione che avevo appena creato. 

Furono anni intensi ma dopo quasi 7 anni e una laurea,  non mi bastava, e nel 2015, decisi di stabilirmi in Spagna dove capii subito  che avevo bisogno di altre competenze per poter comprendere al meglio la società Europea e il fenomeno dei migranti e rifugiati che cominciava ad essere importante nel vecchio continente. Ero alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarmi a:

  • Sviluppare la mia personale visione della vita;
  • Approfondire il mio ultimo background accademico;
  • Essere sempre in linea con la mia Mission;
  • Gestire meglio ambienti internazionali e diversificati.

Nel paese Iberico scoprii la disciplina dell’Economica Sociale e Solidale e il programma di studi sul tema che proponeva l’Università dei Paesi Baschi. Era davvero ciò che volevo e, molto semplicemente, come cittadino del mondo decisi  di fermarmi nei Paesi Bashi e frequentarlo…e eccomi qui.

La prossima settimana continua con la risposta di Clotaire su… Qual è stata la tua esperienza come Presidente Nazionale di AIESEC Gabon e come, questa, ha influenzato il tuo approccio nella gestione dei progetti di cooperazione internazionale?