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Intervista (2 di 10) a  Clotaire Ntienou: Una storia di ispirazione per un mondo più equo e solidale!

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Continuiamo il fantastico viaggio nella conoscenza di Clotaire Ntienou  che ha una storia fantastica, da vero cittadino del mondo e, soprattutto da membro ispiratore di una comunità che deve fare dell’economia sociale e solidale il suo punto di forza per garantire alle generazioni future un mondo più equo e solidale. 

In questa seconda parte gli chiediamo: 

Qual è stata la tua esperienza come Presidente Nazionale di AIESEC Gabon e come ha influenzato il tuo approccio nella gestione dei progetti? 

Bella domanda! Quando sono tornato all’università, non è stato facile per un uomo di 30 anni fare lezione con studenti di 19, ma questa condizione si è rilevata anche molto stimolante poiché quel mix generazionale mi ha regalato tante esperienze. 

Purtroppo, però, in quel periodo, sapevo che il percorso in sociologia non mi avrebbe dato quelle competenze e quelle capacità extra di cui avevo bisogno, come la gestione dei progetti e l’approfondimento della lingua inglese. 

Quindi ho aderito a un’associazione studentesca chiamata AIESEC a Yaounde, nella quale, durante il mio percorso accademico, ho occupato diverse posizioni e sono diventato responsabile dello sviluppo locale, grazie al quale, in un anno, abbiamo realizzato 5 progetti di successo e siamo stati premiati come la migliore associazione territoriale  della rete AIESEC del Camerun. 

Dopo questa grande esperienza, avevo bisogno di una sfida ancora più grande per imparare e sperimentare come sarebbe stata la mia vita proiettata in un ambiente internazionale. Quindi ho presentato domanda e sono stato selezionato come coordinatore dei progetti nazionali e delle esperienze internazionali della AIESEC. 

Avrei dovuto lavorare con altri due colleghi internazionali che provenivano dalla Costa d’Avorio e dalla Nigeria. 

Ma due settimane dopo il mio arrivo a Libreville, il Country Manager si è dimesso perché gli si presentava un’altra opportunità in Cina. Mi sono ritrovato da solo con un’organizzazione, senza formazione, senza una presentazione formale al consiglio direttivo, ai partner, all’università, al comitato locale. 

A quel punto ho pensato di tornare indietro, ma dopo pochi minuti decisi di restare e di considerare quanto accaduto una sfida da vincere. 

Non è stato facile perché tutto doveva essere realizzato da zero. Non avevo nulla di pianificato all’arrivo, quindi sono stato costretto ad adattarmi, tenendo conto dell’ambiente sfidante e lavorando per attivare le risorse disponibili o persino costringere le persone a capire perché ero lì. 

Alla fine della mia esperienza è durata 12 mesi. Direi che è ancora quella che mi mi ha più cambiato e forgiato anche perché durante quei sei mesi abbiamo ottenuto tantissimi grandi risultati che sono ancora oggi attivi dopo 14 anni dalla creazione di AIESEC in Gabon. 

Quell’esperienza è ancora molto presente nella mia vita perché mi ha aiutato a capire che in questa esistenza è proprio quando si pensa che non ci siano più soluzioni che molte soluzioni emergono e dobbiamo solo essere capaci di aprire il nostro terzo occhio e iniziare a vedere la vita non da una prospettiva superficiale, ma guardando la faccia nascosta dell’iceberg perché è lì che troviamo la soluzione. 

La soluzione è sempre nascosta all’interno del problema.

Hai un background diversificato, da sociologo a facilitatore e fondatore della WEBDEV FOUNDATION. Come integri questi diversi ruoli e come si completano a vicenda? 

Nella mia esperienza, tutti i miei ruoli sono profondamente interconnessi e si arricchiscono reciprocamente. 

Come sociologo, ho sviluppato una profonda comprensione dei comportamenti, delle strutture e dei modelli sociali, e questo si è rivelato prezioso nel plasmare il mio approccio alla leadership e allo sviluppo nel mio ruolo di facilitatore e fondatore della WEBDEV FOUNDATION. 

Questa prospettiva sociologica mi consente di riconoscere e apprezzare le diverse esigenze e capacità delle persone con cui lavoro, il che a sua volta permette lo sviluppo di azioni più efficaci e inclusive. 

In altre parole, la sociologia mi fornisce un solido quadro teorico per analizzare e comprendere il contesto in cui si svolge il nostro lavoro all’interno della WEBDEV FOUNDATION. 

D’altra parte, il mio ruolo di facilitatore e fondatore mi consente di applicare le intuizioni sociologiche in un contesto pratico e reale. 

Come facilitatore, utilizzo le mie conoscenze per creare un ambiente che favorisce l’apprendimento attivo e il rispetto reciproco tra i partecipanti. Questo promuove un livello approfondito di comprensione e cooperazione che rafforza l’efficacia complessiva dei nostri progetti. 

Vorrei anche sottolineare che, come fondatore della WEBDEV FOUNDATION, sono stato in grado di utilizzare teorie e metodi sociologici per guidare la direzione strategica dell’organizzazione, garantire che i nostri programmi soddisfino le esigenze delle comunità che serviamo e difendere l’importanza delle competenze di sviluppo web nella società digitale di oggi. 

Quindi, anche se i miei ruoli possono sembrare diversi a prima vista, si completano reciprocamente e si fondono in un armonioso mix di teoria e pratica. 

È questa combinazione di esperienze variegate che mi consente di navigare e unire i mondi dell’accademia, della facilitazione e dell’avanzamento tecnologico, per contribuire in modo più olistico alle comunità che serviamo.